How can you laugh when you know I’m down

Più raro di un film samoano proposto alle tre di notte su Fuori Orario, più misterioso di un manufatto alieno, più introvabile di un portafoglio smarrito nel Rione Sanità. Trashopolis vi presenta Ragazzo down , canzone apparsa una quindicina di anni fa su alcune piccole emittenti private e subito precipitata nell’oblio. Del cantante Fabio De Luca, che in tempi ormai lontani conduceva una trasmissione su Televolla, si sono perse le tracce. Il tema trattato (la difficoltà, da parte di una coppia di genitori, di crescere un bambino con la sindrome di down) potrebbe far pensare a un trionfo del politically correct, ma l’approccio dell’artista all’argomento è piuttosto ruvido. Se il trend attuale dei media è quello di sminuire i disagi ai quali sono sottoposti i diversamente abili e di presentare l’handicap come una gran botta di culo (da Forrest Gump a Ti regalerò una rosa), De Luca rema nella direzione opposta. Evoca infatti il tema della colpa (“Non abbiamo fatto niente di male per avere un figlio come lui“), enfatizza la diversità del rampollo (“Non è normale come gli altri” “Dalla testa non si può togliere quel viso strano“), stigmatizza la cazzimma dei passanti (“Alla gente che ride non pensare“) per giungere infine alla conclusione che i figli sono sempre piezzi ‘e core.

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