Zio Peppe e il gay bar – Scherzo 4 – Gioacchino, famme nù…

Si conclude col botto la saga scoppiettante e tricchetraccosa degli scherzi di Zio Peppe al cruising club. Il nostro amato vegliardo ci regala una telefonata – capolavoro, nella quale riesce a mettere a frutto la tecnica del sin prisa pero sin pausa molto meglio di un noto panzerotto iberico. Bersagliato da diverse settimane dalle tante chiamate del vecchiaccio, il titolare del locale gay tenta stavolta di essere quanto più gentile possibile, se non altro per non farsi vedere incazzato dal proprio aguzzino. Zio Peppe inizia a lavorare la vittima con piccole provocazioni, pretendendo prima di poter entrare nel club con la tessera di cacciatore (al cortese rifiuto, esplode in un memorabile “Ma ‘e facite vuie ‘e leggi, là dint?“), poi esigendo gentilezza da una persona fin troppo sussiegosa (“Vuie ata essere gentili e nun m’ata rompere ‘o cazz!“). Qualche altro colpetto e la flemma della preda viene meno, le difese crollano ed esplode l’incazzatura. Zio Peppe non desiderava altro e inizia a dilagare. A questo punto il titolare manda in campo la riserva, un collaboratore napoletano che – nella capa sua – dovrebbe essere in grado di controbattere alle maleparole di Peppe Dei Camaldoli. E qui Zio Peppe sfoggia numeri alla Maradona: invettive in rima (“Io so’ e Pollenatrocchia, addenucchiate e vasame ‘a capocchia” “Io sò nu cafone ‘e merda? T’aggia fà ‘o culo verde verde!“); ardite similitudini (“Io ‘o tengo co’ gonfiatore, comme ‘a Berlusconi. S’intosta ‘a reto e nunn esce cchiù, facimm comme ‘e cani quanno fottono!“) e disquisizioni sull’efficienza del Viagra, qui ribattezzato Viatico. E vi lasciamo immaginare come risponde Zio Peppe quando il suo interlocutore dichiara di chiamarsi Gioacchino.

Dimenticavamo: nella giornata di Giovedì Santo, pubblicheremo un video dal titolo “Zio Peppe si confessa”. Fosse la volta buona che…?

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