La ruota della Fortuna

A prima vista questo La gran ruota della baby neomelodica Fortuna (già nota al pubblico di Trashopolis per Bim Bum Bam) potrebbe sembrare una spudorata imitazione del celebre Il leone e la gallina di Battisti – Mogol, apparso nel 1972 nell’album Umanamente uomo: il sogno. In alcuni punti i versi rasentano il plagio: “La gallina coccodè / spaventata in mezzo all’aia” è ripreso da “La gallina coccodè / spaventata se ne va / giù nel cortile“; “Gira gira la gran ruota / e la terra non è vuota / Ad ognuno la sua parte / Saper vivere è un arte” diventa “E gira e gira e gira la gran ruota / ti accorgi che la terra non è vuota / Capisci che ognuno ha la sua parte / e vivere quaggiù è proprio un’arte”. Un ascolto più attento rivela che il brano di Fortuna ribalta totalmente la prospettiva adottata da Lucio Battisti. Il cantautore infatti si identificava con “un cane un pò barbone che legato alla catena mi ruggiva come un leone ma faceva pena“, assegnando di fatto la vittoria morale alla gallina. Il cane di Fortuna è invece libero e selvaggio, e solo l’intervento umano può bloccarlo (“Fuggiva come se fosse un leone / ma è stato trattenuto dal padrone“). Questo riferimento al “padrone” non è affatto casuale, essendo ripreso nella strofa immediatamente successiva: “Senza gallina ‘o lione po’ chi ‘o fà?” (“Senza gallina, chi farà poi il leone?”). Persino un maccherone di zito, a questo punto, ravviserà l’eco della rilettura marxista della Phänomenologie des Geistes hegeliana, con la constatazione che la dialettica servo – padrone genera alienazione. Se il brano di Battisti era profondamente nichilista, Fortuna recupera una visione positiva della Storia.

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