La testimone – Parte 5

Solo una mente contorta può incastrare una mente contorta. Nella quinta parte della Testimone Pino Di Maio sposta il fulcro dell’azione dalla preda al cacciatore; accantona perciò le peripezie di Peppino Di Bernardo, assassino per vizio e corriere della droga per necessità, per concentrarsi sulle indagini dell’ispettore, da lui stesso interpretato. Questa puntata è un resoconto delle indagini svolte dalla polizia per rintracciare la supertestimone Monica (Valeria Petri): la visita alla madre della ragazza, l’incontro con una figura femminile della quale si ignora la natura (il fato? una chiromante? una signora presa a caso?) e soprattutto la spettacolare paccariata di una vrenzola che cazzeggia con le amiche in uno spiazzale dall’inenarrabile squallore. Entra in scena anche una giovane poliziotta che, nel menare la pulzella, le chiede incessantemente “Conosci Jessica?“. Nelle rimanenti puntate del film non sapremo mai chi sia questa Jessica, nè comprenderemo il motivo del paliatone. Più che una dimenticanza della sceneggiatura, questo dettaglio ci riporta al Lynch più onirico, quello di Mulholland Drive e Inland Empire, dove il racconto tradizionale si sgretola e l’incongruenza narrativa è indicatrice dell’immanenza di altri mondi, altre dimensioni, altri universi. Reincarnazione del Quinlan di Touch of evil, Di Maio non rinuncia a mezzi scorretti per incastrare il killer; arriva persino a travestirsi da rapinatore e a rubargli una valigia con dentro due chili di eroina, mentre la musica di sottofondo (Walking on the moon dei Police) ci ricorda che il set della Testimone non è Marcianise, non è Napoli, non è l’Italia, ma è un luogo altro, un territorio dove i sogni prendono vita e dove gli Orlandi possono smarrire il senno. Alla collaboratrice che obietta che i due chili di droga sarebbero una prova sufficiente per sbattere tutti i cattivi in galera, Di Maio risponde “Loro vogliono giocare e noi staremo al gioco“. E’ il trionfo della teoria del caos applicata al poliziesco, la detection finalizzata al complicamento dell’enigma anziché alla sua risoluzione, la ricerca della complessità in luogo della semplificazione.

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