Roy Parsifal ama spiazzare il suo pubblico. Sebbene il titolo del film (Mamme italiane volume otto) faccia pensare a una trita compilation del genere milf o mature, il Maestro dell’Antiporno dribbla le attese degli spettatori, opera una clamorosa scelta di casting e ci conduce nel livido mondo di un cuckold involontario e della sua giovane moglie. Per tutti coloro che non l’hanno imparato al catechismo, ricordiamo che il termine “cuckhold” indica quella singolare tipologia di maschio che trae godimento nel guardare la propria donna mentre si accoppia con un altro uomo. Insomma, uno stereotipo piuttosto comune nel cinema per adulti, che ovviamente non può intrigare una mente complessa come quella di Parsifal. Ecco perciò il cortocircuito che trasforma il film nell’ennesimo capolavoro. Aall’inizio il regista, crudele demiurgo, lavora per mettere a disagio gli attori: “Oggi non ho voglia di dirvi le solite cose, come vi chiamate, da dove venite… tutte cazzate!“. L’uomo vorrebbe mostrare al mondo la propria virilità ma, imbarazzato dalla presenza della telecamera e dai modi brutali del cineasta, ha un’imprevista défaillance. Dissolvenza in nero, dopodiché la situazione cambia in modo radicale: il filmaker assume un tono paterno e comprensivo verso il maschio impotente, mentre la donna appare divertita e fa le boccacce alla telecamera, come un crudele spiritello felliniano. L’uomo è pertanto costretto ad accettare l’intervento di un deus ex machina, un pornoattore che forse già tramava dietro le quinte. Solo così il film può andare avanti, solo così lo show può continuare. Dietro il giallo paperino della maschera del cornuto non troppo contento, dietro il suo mesto annuire, dietro la falsa nonchalance con la quale viene accolto l’ingresso coatto nel mondo dei cuckhold, c’è un dramma grande quanto il Biafra.
Roy Parsifal ama spiazzare il suo pubblico. Sebbene il titolo del film (Mamme italiane volume otto) faccia pensare a una trita compilation del genere milf o mature, il Maestro dell’Antiporno dribbla le attese degli spettatori, opera una clamorosa scelta di casting e ci conduce nel livido mondo di un cuckold involontario e della sua giovane moglie. Per tutti coloro che non l’hanno imparato al catechismo, ricordiamo che il termine “cuckhold” indica quella singolare tipologia di maschio che trae godimento nel guardare la propria donna mentre si accoppia con un altro uomo. Insomma, uno stereotipo piuttosto comune nel cinema per adulti, che ovviamente non può intrigare una mente complessa come quella di Parsifal. Ecco perciò il cortocircuito che trasforma il film nell’ennesimo capolavoro. Aall’inizio il regista, crudele demiurgo, lavora per mettere a disagio gli attori: “Oggi non ho voglia di dirvi le solite cose, come vi chiamate, da dove venite… tutte cazzate!“. L’uomo vorrebbe mostrare al mondo la propria virilità ma, imbarazzato dalla presenza della telecamera e dai modi brutali del cineasta, ha un’imprevista défaillance. Dissolvenza in nero, dopodiché la situazione cambia in modo radicale: il filmaker assume un tono paterno e comprensivo verso il maschio impotente, mentre la donna appare divertita e fa le boccacce alla telecamera, come un crudele spiritello felliniano. L’uomo è pertanto costretto ad accettare l’intervento di un deus ex machina, un pornoattore che forse già tramava dietro le quinte. Solo così il film può andare avanti, solo così lo show può continuare. Dietro il giallo paperino della maschera del cornuto non troppo contento, dietro il suo mesto annuire, dietro la falsa nonchalance con la quale viene accolto l’ingresso coatto nel mondo dei cuckhold, c’è un dramma grande quanto il Biafra.
Commenti
azzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Inserisci qui il testo!
il dramma è tronco, non vediamo il volto dell'usurpatore!
Il fatto è che, all'ingresso dell'usurpatore, non si vede propriamente il volto.
mm in effetti c'era da immaginarlo
non è roy parsifal ma andy casanova